Diario di mezzo secolo

 

La serie di firme illustri che contribuiscono a fare del nostro piccolo bimestrale un gioiellino si arricchisce ulteriormente: questa volta è lo scrittore e futurologo Roberto Vacca che ci ha gratificato di un suo inedito, scritto apposta per noi.

Roberto Vacca che ha partecipato con grande entusiasmo ai festeggiamenti dell'anno passato per i 90 anni della nostra Associazione, possiede due siti Internet. Il primo www.robertovacca.com tratta della sua varia attività di ingegnere, consulente, scrittore; il secondo www.printandread.com consente di scaricare i suoi libri.


Ottobre 1945 - Sono cominciate le lezioni all'Università. Nell'aula di Chimica c'è una grande scritta: «TRISTO E' IL DISCEPOLO CHE NON SORPASSA IL SUO MAESTRO» (Leonardo).

Mi ha ricordato che a scacchi mio padre mi batte 8 volte su 10. Mi insegnò lui a giocare quando avevo 7 anni. Poi mi disse: «Io non sono un grande scacchista. Da me imparerai a giocare solo decentemente. Se vuoi diventare bravo, devi studiare.» Mi diede due o tre manuali, ma li ho appena sfiorati. Dovrò rassegnarmi a non eccellere - o, forse, proverò a eccellere in altri campi.

Gennaio 1949 - Discussione con Sandro Bausani: come si diventa intelligenti? E' vero che il latino ti quadra la mente? Che la matematica ti rende più logico? Che giocare a scacchi ti addestra a inventare strategie migliori? C'è da dubitare che le risposte alle tre domande debbano essere affermative. Sandro è intelligentissimo e sa bene una ventina di lingue, ma dice che conosce due o tre persone che ne sanno anche di più e che non brillano affatto. Mi sta aiutando a imparare il russo: quando mi propone di giocare a scacchi dice: «Khuochesh igrat' shachmat'i?»

Gennaio 1953 - E' morto mio padre e ha lasciato i suoi libri di scacchi (una ventina) al suo amico Senatore Federico Ricci, con cui giocava in gioventù. Ricci fu sindaco di Genova e diede le dimissioni per non dover ricevere Mussolini. Fu Ministro delle Finanze della Repubblica: appena insediato gli portarono in omaggio un carrello pieno di tabacchi e generi del Monopolio dicendo che era un'antica usanza. Rispose: «L'usanza è abolita: voglio vedere le bolle di ricarico di questa roba in magazzino.»

Quando gli scrissi del lascito di mio padre, avrebbe voluto pagarci la tassa di successione, ma ne fu dissuaso, dato il valore minimo relativo.

Agosto 1953 - Ho letto un libro divertente di Stephen Potter: Gamesmanship - l'arte di vincere ai giochi senza arrivare proprio a barare. La tesi è che l'importante è la vittoria morale e la distruzione della figura dell'avversario. Cito a memoria quel che suggerisce per gli scacchi.

«Hai il bianco e giochi la partita seguente:

1.e4 e5 2.Cf3 Cc6 3.Ac4 Ac5 4.Cc3 Cf6 5.0-0 0-0 6.d3 d6 7.Ae3 Axe3 8. fxe3 Ca5 9.abbandona (dopo aver riflettuto almeno per 4 minuti).

L'avversario, stupito, chiede: «Ma perché abbandoni alla nona mossa?»

Lo guardi con un'espressione più stupita della sua e dici: «Mi sembra ovvio: puoi darmi matto in nove mosse. Lo vedi, no?»

Lui non lo vede affatto. ma si vergogna ad ammetterlo. Ha vinto, ma lo hai terrorizzato culturalmente. Dirà a tutti che sei uno scacchista straordinario.»

L'idea è divertente, ma non bisogna provarci. Se l'avversario è pignolo, ti chiede: «Non lo vedo affatto: quali sono le nove mosse?»

Agosto 1959 - Tengo un corso all'Università di Città del Messico sulle applicazioni della logica matematica ai computer. Ho fatto amicizia con Mario Juncosa - un matematico americano di origine catalana che mi ha detto di aver partecipato a parecchi tornei di scacchi in California. Con un foglio formato A4 ci siamo fatti una scacchiera di carta. La sera dopo cena mi chiede ogni tanto: «Quieres jugar ajedrez?» Giochiamo a scacchi e vinco sempre io. Mi sono convinto di possedere un'abilità naturale notevole per questo gioco. Finora non lo avevo sospettato.

Aprile 1961 - Ho fatto amicizia con Wolf Gross, matematico e fisico, mio collega al Consiglio delle Ricerche. E' la persona con la più grossa cultura matematica che io conosca. Ha dimostrato un teorema di teoria dei numeri che ho trovato io in base a ragionamenti e sperimentazioni (lo abbiamo pubblicato su Mathematics of Computation). Tutti gli altri matematici a cui lo avevo mostrato mi avevano detto che era ovviamente falso.

Giochiamo a scacchi una volta o due alla settimana e vince sempre Wolf. Io vinco una volta ogni sei mesi, solo se lui ha bevuto troppo. Non era vero che possiedo un'abilità naturale notevole per gli scacchi.

Dicembre 1961 - Ho scommesso con Joe Weizenbaum, noto specialista di intelligenza artificiale che il 31 dicembre 1971 il campione del mondo di scacchi sarà ancora un uomo e non un calcolatore. Se fra un anno vincesse un computer, dovrei dare a Joe un dollaro. Poi ogni anno la posta raddoppia e si cumula con quelle precedenti. Se il 31/12/1971 il campione del mondo è ancora un uomo, avrò vinto 1.023 dollari.

Giugno 1965 - Per non fare proprio la figura dello scemo, ho comprato un libro di Horowitz «How to Win in the Chess Openings» e ho studiato bene l'apertura inglese. Ho battuto Wolf due o tre volte e altre volte l'ho messo in difficoltà. Mormorava tra se con la sua voce di basso profondo: «Oggi sto qui giocando molto male.»

Dicembre 1977 - Ho insegnato a giocare a mio figlio Giovanni che ha 10 anni. Si è comprato un manuale e si diverte di più a studiare le partite famose che a giocare. Sta sviluppando una bella mente matematica.

Gioco ogni tanto con mio nipote Raffaele Scoccianti e vinco quasi sempre, ma lui studia, studia.

Settembre 1979 - Ho incontrato Joe Weizenbaum a Berlino. Ricordava la nostra scommessa di 18 anni fa. Avrebbe dovuto pagarmi mezzo milione di dollari, ma mi ha dato solo una monetina gialla da 20 pfennig.

Giugno 1983 - Mi sono trovato ad aspettare a lungo di partecipare a un programma televisivo, che poi non si è registrato per via di uno sciopero. Aspettava con me il maestro Ennio Morricone: ha visto che avevo una piccola scacchiera nella borsa e mi ha proposto una partita. Mi è toccato il bianco e ho aperto con l'inglese. Alla settima mossa Morricone ha detto: «Lei è troppo forte: lasciamo perdere.»

Ho risposto:

«Non ci faccia caso, Maestro, è tutta figura.»

Infatti ha vinto lui in 35 mosse.

Ottobre 2000 - Da vari anni anche mio nipote Raffaele mi batte sempre. Continua a partecipare a tornei ed è classificato in II Categoria Nazionale. Non gioco quasi più. Intanto ormai ci sono programmini di computer da quattro soldi che mi battono sempre e finalmente un computer specializzato ha battuto anche il campione del mondo.

Aprile 2001 - Mio figlio Federico ha compiuto 6 anni e ha imparato a giocare a scacchi. Non vuole giocare più a dama.

  

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