Alexei Shirov è una leggenda degli scacchi. Non solo per i risultati che ha raggiunto — è arrivato due volte a un passo dal titolo mondiale — ma anche e soprattutto per lo stile di gioco costantemente votato all’attacco. Uno stile che ricorda da vicino quello del “mago di Riga” Michail Tal, che era un suo concittadino e fu uno dei suoi maestri.
La migliore descrizione del modo di giocare di Shirov è anche il titolo di una raccolta in due volumi delle sue partite, “Fire on board“, fuoco sulla scacchiera. Ricostruire le sue intricate combinazioni e leggere le accurate spiegazioni dei processi mentali che le hanno generate è davvero gratificante per chi continua a considerare gli scacchi il gioco più bello del mondo nonostante i mutamenti non sempre positivi introdotti con l’uso estensivo dei computer. Ed è in una certa misura consolante sapere che i motori di analisi dell’epoca — stiamo parlando del 1994 — impiegarono parecchi minuti per trovare lo straordinario sacrificio di alfiere che consentì a Shirov di battere il bulgaro Topalov nel 1994 a Linares. Per me, e non soltanto per me, quella mossa elegantissima in una posizione apparentemente semplice è al primo posto in una ipotetica classifica delle migliori di tutti tempi.
Domenica scorsa Shirov era in Piemonte, nella maestosa cornice del castello di Agliè, per partecipare a “Castling in the Castle“, un torneo di gioco rapid con il tempo di riflessione di 12 minuti per l’intera partita, e un incremento di tre secondi per ogni mossa giocata. Un torneo che la Società Scacchistica Torinese ha organizzato, insieme al comune e al Castello di Agliè, con il preciso intento di farne un appuntamento fisso riconosciuto a livello internazionale, capace di attrarre i migliori specialisti di questo tipo di gioco, e al tempo spesso di far conoscere gli scacchi anche al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori.
Se gli scacchi hanno un difetto, infatti, è quello della staticità. Per apprezzare al meglio le sottigliezze delle mosse dei campioni in una partita a cadenza normale, con le sue lunghe pause durante le quali sembra che non accada nulla, non basta essere tifosi. Bisogna capirci qualcosa, anzi più che qualcosa: bisogna aver giocato e studiato tanto. Nel gioco veloce, invece, anche chi non è molto esperto può trovare motivi di interesse nell’agonismo e nella concitazione delle fasi finali del gioco, e questa vale soprattutto per i più giovani, ai quali la Scacchistica Torinese guarda da sempre con molta attenzione.
Molti dei ragazzini usciti dai corsi della società erano tra i 240 partecipanti a “Castling in the Castle“, e alcuni di loro hanno anche ottenuto risultati interessanti. Certo non potevano competere con Shirov e la nutrita pattuglia di grandi maestri e maestri internazionali attirati dal ricco montepremi della manifestazione. Ma la strada per arrivare al vertice, negli scacchi, passa anche attraverso molte sconfitte.
Se ne è accorto lo stesso Shirov, che era considerato il grande favorito del torneo, e fino all’ultimo turno è stato in corsa per la vittoria: dopo aver concesso due sole patte in otto partite ai grande maestri Igor Glek e Sergey Fedorchuk, si è trovato davanti il migliore degli italiani, il grande maestro Sabino Brunello, che aveva avuto un inizio di torneo in salita, pareggiando con un giocatore privo di titoli internazionali, Amir Reza Kathibi. In seguito, però, aveva inanellato una serie di vittorie interrotte soltanto da un pareggio contro un altro grande maestro italiano, Luca Moroni.
Shirov e Brunello erano dunque appaiati a sette punti. Probabilmente a Shirov, che aveva il bianco, sarebbe bastato un pareggio per vincere il torneo in virtù del calcolo dei coefficienti degli avversari incontrati. Ma non si è smentito e ha deciso di attaccare fin dall’inizio, creando sulla scacchiera una delle posizioni sbilanciate che lo hanno reso famoso. Brunello, però, si è difeso con molta calma, ha accettato un sacrificio di qualità e ha respinto tutte le minacce. Nel finale la forza della torre ha avuto la meglio sull’alfiere e Shirov è stato costretto alla resa.
Nella classifica finale Brunello ha così vinto il torneo con mezzo punto di vantaggio sul grande maestro Fridman e sul maestro internazionale Gilevych, mentre Shirov è precipitato al sesto posto.
Questi sono gli scacchi, lo “sport più violento che ci sia“, come ebbe a dichiarare l’ex campione del mondo Garry Kasparov in una celebre intervista.
Battista Gardoncini
Battista ha anche realizzato un bellissimo video dell’evento, disponibile sul suo canale YouTube
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