Non capisco l'asterisco

L'atmosfera che aleggia nelle sale dei Festival, come sà chi l'ha provata almeno una volta da spettatore o da giocatore, è di difficile comprensione. La spiegazione si può ricondurre a due livelli di stati d'animo amalgamati insieme: il primo dovuto alla rilassatezza, magari per aver fatto una buona mossa, per aver vinto o addirittura anche perso; il secondo, in contrasto, derivante dalla tensione agonistica della partita, dalla situazione di classifica, dall'importanza dell'impegno.

A questi due da quest'anno se ne è aggiunto un terzo che viene ormai comunemente denominato livello "Ricca". Si tratta di uno strano miscuglio di amore-odio-soddisfazione-invidia-speranza che permea praticamente tutti ma in particolare i giocatori del torneo magistrale. Cerchiamo di essere più chiari con la descrizione di quello che ormai normalmente accade nei tornei. Appena arrivati tutti i partecipanti corrono a sfogliare le liste Elo ufficiali per vedere che Ricca sia ancora con 2780 al primo posto, e per essere confortati dagli arbitri che la variazione che con lui si consegue valga nonostante quell'incomprensibile e antipatico asterisco. Poi, qualche ora prima del sorteggio come in religioso pellegrinaggio tutti in coda al tavolo degli organizzatori a sbirciare la lista dei giocatori arrivati o prenotati e, regolarmente, ci si allontana delusi. I più arditi chiedono espressamente all'arbitro capo: "Ma c'è Ricca?". I più sadici rispondono lasciando scivolare un incurante: "Sembra che abbia telefonato". Immediatamente compare un sorriso di soddisfazione negli occhi e si verifica un allungamento spropositato del "canino succhiaelo" del giocatore (molti sbracano, corrono fuori ululando, quasi un orgasmo, e si recano ad accendere un cero nella speranza che questo voto possa servire per incontrarlo). E sì, non basta che "il mito" partecipi, bisogna anche giocarci contro e il brivido sarà riservato a solo nove eletti. Dopo la pubblicazione del primo turno e, constata l'assenza del leader della classifica Elo Italia, un mormorio di delusione serpeggia incontrollato e quasi il torneo perde di interesse. Chi se ne frega se per la prima volta uno si siede al tavolo e gioca contro un G.M. Voleva Ricca! Improvvisamente a metà gara una voce incontrollata, come sempre accade in queste occasioni, forse ad arte fatta correre per mitigare la delusione, recita che Ricca ha perso il treno ma arriverà l'indomani cominciando il torneo con uno zero sul tabellone. A questo punto tutte le partite hanno un improvviso rallentamento nei ritmi di gioco, ci si alza repentinamente dopo aver mosso e si gira per la sala smarriti chiedendo conferma da chi si ritiene ne possa sapere di più. Se fosse vero -si pensa all'unisono- forse converrebbe quasi perdere la prima partita così le chanches di essere tra quei nove, anzi ormai otto, aumenterebbe. Però la partita è vantaggiosa, i premi sono buoni, e un punto e sempre un punto. Il dilemma è veramente atroce e la confusione regna sovrana.

Non si saprà mai quanti hanno perso il primo turno per inferiorità o per "colpa" di Ricca, ma così va il mondo e anche gli scacchi non sono da meno: i dubbi rovinano più delle certezze. Al secondo turno del nostro nemmeno l'ombra e la disperazione è totale. Comunque il "caso Ricca" tiene banco per tutta la settimana: si discute di tutto quello che sappiamo, con tutte le interpretazioni, ma improvvisamente un gruppetto di "ben informati" sussurra una nuova versione. Sembra che la Fsi abbia segretamente all'epoca del fatto imposto a Ricca esami del sangue e dell'urine dai quali, stando sempre alle solite voci incontrollate che partono da via Torino (guarda il caso) sede federale, sarebbero emerse tracce di anfetamine (che spiegano come il nostro trovava le energie per inseguire i tornei da una parte all'altra d'Italia), di integratori e creatina (e così si giustificano anche i discreti risultati), di ormone della crescita (e così si comprende l'abnorme aumento del suo punteggio). Questo scandaletto -si dice- se sfruttato bene apporterebbe benefici enormi. Considerato che non possiamo paragonarci a nessuna delle Federazioni del Coni per titoli olimpici, atleti di valore planetario, diffusione del gioco almeno potremmo vantarci del nostro bel caso di doping e finalmente entrare a testa alta nei più importanti ministeri. Insomma tutto quadra.

Purtroppo, in breve, si scopre che anche questa è né più né meno che una voce, inventata da qualche buontempone che il popolo amplifica e alimenta. E così niente titoli sui giornali, niente interviste, niente che accomuni Ricca a Vialli, a Del Piero, a Simpson, a Johnson. Che peccato.

Michele Cordara

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