Dicono che gli scacchi sono il gioco sul quale sono stati scritti più libri, o che i libri di scacchi sono il 50% di tutti i libri scritti sui giochi… Quel che conta è che l’argomento si presta alla scrittura e alla lettura; in particolare, non tutti, ma molti scacchisti sono bibliofili accaniti.

Il primo e il secondo sono frutto di buone intenzioni, imparare qualcosa, ma poi un po’ alla volta l’acquisto compulsivo di libri di scacchi diventa una sorta di vizio o dipendenza.

Al fascino che l’oggetto libro già possiede di suo, questi, lo scacchista compulsivo, aggiunge un desiderio inconscio di miglioramento per transfert da introduzione. Cioè, dato che per la maggior parte di questi libri ci si limita a leggere l’introduzione, è come se inconsciamente si pensasse che il solo possesso di questi libri permettesse il miglioramento del proprio gioco e una rapida salita del punteggio elo. Il tutto con la convinzione, la bugia che ci si dice, che prima o poi quei libri saranno letti.

Esistono libri di scacchi, centinaia di libri di scacchi, migliaia di libri di scacchi, su ogni singolo aspetto del gioco.

Proviamo una breve sintesi: 

– libri generali sulle aperture

– libri su specifiche aperture

– libri su specifiche varianti d’apertura, (qui credo che il mio record sia un libro su 4…Dh4, nella Partita Scozzese, un tomazzo complicatissimo e pure molto costoso – un labirinto di sottovarianti, sfogliato distrattamente ogni tanto o letto con funzione di momento di meditazione – per una apertura che ho giocato una sola volta, in un parco, in un sera d’estate.

– libri generali sui finali

– libri su specifici finali

– libri su ogni aspetto del mediogioco; non c’è un argomento a cui potete pensare che non abbia un suo specifico libro

-libri su specifici giocatori

-libri su specifici tornei e match

-raccolte di partite

– libri mirati al miglioramento globale del livello di gioco

e ancora ancora ancora.

Per quanto mi riguarda, se capito a Roma, non riesco a resistere alla tentazione, e ad un certo punto mi trovo in periferia, nel negozio della Prisma, Bologna e Le Due Torri sono un gioco da ragazzi, e su internet per molto tempo una delle mie abitudini consisteva nel guardare (quasi tutti i giorni, quasi tutti) l’elenco delle prossime pubblicazioni di Caissa Editore.

Ma anche gli scacchisti di Torino non potevano lamentarsi. Zanaboni, storica libreria di Corso Vittorio, proprio a due passi dalle ultime due sedi della sst, e stiamo parlando ormai di 40 anni era ben fornita. Appena entrati, sulla destra, c’era un intero scaffale pieno di libri scacchistici. All’inizio tutti i libri della Mursia, quelli con la copertina blu e esotiche pubblicazioni in inglese e addirittura in russo, poi un po’ alla volta i libri di Messaggerie Scacchistiche, Prisma e poi quelli di Caissa, e quelli di Ediscere.

Un piccolo paese dei balocchi, insomma, dove personalmente ho lasciato molti molti molti soldi e che ha nutrito i miei sogni le mie illusioni e la mia pigrizia ma che sì, ha contribuito a migliorare il mio livello di gioco, che tanto poi nessun libro ti può insegnare quello che apprendi un po’ alla volta, non ci sono scorciatoie e l’unica strada è il duro lavoro.

Ebbene, Zanaboni ha chiuso.

Non era una libreria normale, le sue vetrine erano piene di libri su argomenti, come dire, di nicchia? – ferrovie, navi, geografia, modellismo e cose strane che più strane non lo so.

Tutto cambia, ed io personalmente ho smesso di comprare libri di scacchi e ho regalato la maggior parte delle centinaia che avevo accumulato ma era bello sapere che quello spazio continuava ad aspettarti, se ne avevi voglia.

Non decidiamo noi cosa sopravvive e cosa perisce.

Libri di scacchi continueranno ad essere pubblicati e gli scacchisti di Torino troveranno il modo di continuare a comprarli, se non a leggerli.

Ma grazie, Zanaboni, sei stato un buon vicino di casa per tutti questi anni.

 

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