L’empatia è la capacità di comprendere cosa sta provando un’altra persona (o perlomeno di focalizzarsi sul suo mondo interiore). Il termine deriva dal greco “empateia” composto da en, “dentro” e pathos, “sentimento”.

L’empatia non va confusa con la comprensione intellettuale, che si concentra sui fatti, sulle esatte dinamiche degli avvenimenti. Con l’empatia si legge tra le righe, si colgono gli indizi emozionali, i segnali non verbali e soprattutto si lasciano da parte spiegazioni o schemi di attribuzione di significato preconfezionati.

Secondo Geoffrey Miller (The mating mind) “L’empatia si sarebbe sviluppata perché mettersi nei panni dell’altro per sapere cosa pensa e come reagirebbe costituisce un importante fattore di sopravvivenza in un mondo in cui l’uomo è in continua competizione con gli altri uomini.”

In biologia le ricerche sui meccanismi che regolano l’empatia sono molto attive, come nel caso dei neuroni-specchio, che sono cellule che si attivano sia quando un’azione viene compiuta che quando viene osservata da un altro individuo. In ogni caso, una spiegazione definitiva ancora manca.

Secondo Paolo Legrenzi (Come nascono le nuove idee – Il Mulino) l’empatia è la capacità di andare sulla stessa lunghezza d’onda delle menti altrui. È la capacità di vedere dentro la mente delle persone con cui interagiamo per prevedere come si comporteranno.

Continua Legrenzi: “Nel mondo delle imprese questo è pane quotidiano. Che cosa avranno pensato di fare i concorrenti e che cosa pensano che noi faremo? E noi che cosa pensiamo che loro pensano di noi. Chi sa meglio decifrare questo gioco di specchi è colui che sa cogliere le più ghiotte opportunità in un mercato competitivo.”

Ora a dir la verità non sono sicuro che quando un manager seduto nel suo ufficio cerca di prevedere cosa sta pensando un altro manager di una ditta concorrente in un altro punto del pianeta stia usando le sue capacità empatiche. Più correttemente si tratta di capacità di previsione intellettuale come specifica più avanti lo stesso Legrenzi, quando inizia a usare il termine inglese “insight”. Il manager mette da parte i propri gusti e le proprie simpatie, per scegliere l’azione che si presume avrà maggiore successo, in base a quanto si assume sceglieranno di fare gli altri (clienti o concorrenti).

Anche quando ci siede ad un tavolino per giocare a scacchi (ma potete pensare praticamente ad ogni altra cosa) l’empatia può essere molto importante, e alcuni giocatori ne hanno fatto il loro marchio di fabbrica (un esempio ovvio è quello di Lasker) ma tutti i giocatori moderni cercano di rendersi invisibili agli occhi dei loro avversari. In un intervista al settimanale tedesco “Spiegel”, Viswanathan Anand alla domanda “Qual è il ruolo delle emozioni?” ha risposto così: “Sono decisive. Il momento in cui realizzi che hai fatto un errore è il più sconvolgente da immaginare. Devi mantenere il controllo delle tue emozioni. Gli scacchi sono una forma di recitazione. Se il tuo avversario percepisce la tua insicurezza, la tua irritazione o il tuo avvilimento, allora stai incrementando il suo coraggio. Egli trarrà un vantaggio dalle tue debolezze. La sicurezza è molto importante, anche solo il mostrarsi sicuri lo è. Se commetti un errore ma non lasci che il tuo avversario si accorga dei tuoi pensieri, potrebbe anche non accorgersene”. L’intervistatore allora gli chiede se si considera abile a leggere il volto dei suoi avversari. La risposta di Anand: “Di solito i loro volti sono completamente calmi e spassionati, con l’eccezione di Garry Kasparov, che era come un libro aperto. Di solito quello che faccio è cercare di ascoltare la loro respirazione. Se la respirazione è profonda o superficiale, veloce o lenta – è qualcosa che può rivelare molto circa il grado della sua agitazione. In un match che dura un mese anche uno schiarirsi di gola può essere molto importante.”

L’empatia è importante anche a fine partita, quando si tratta di capire cosa sta pensando il vostro avversario che vi ha appena regalato un punto intero cappellando in una posizione vinta… In quel caso magari la vostra migliore decisione strategica potrebbe essere quella di offrirgli una birra…

Salute!

Riguardo alle immagini scelte (da qui e qui), segnaliamo che Gem, personaggio che appare in una puntata del telefilm Star Trek (“L’empatica”) ha la capacità di guarire le ferite altrui trasferendole sul proprio corpo.

 

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