Due anni e mezzo fa mi sono trasferita nel Regno Unito per lavorare in una società finanziaria con sede a Bicester, cittadina di 29.000 abitanti nell’Oxfordshire.
La scena scacchistica che vi ho trovato è molto diversa da quella a cui ero abituata a Torino.

Innanzitutto, fuori dalle mura dei circoli, gli scacchi sono percepiti come un divertente passatempo e non come qualcosa di astruso e adatto a pochi. Per questo motivo tutti sanno giocare e non è raro che abbiano delle conoscenze che vanno oltre al semplice movimento dei pezzi. Quindi, quando qualcuno viene a sapere che gioco tornei il suo commento non è mai “io non sono capace, ma so giocare a dama”, invece fanno domande del tipo “è meglio arroccare o no?”, “è meglio iniziare spingendo il pedone davanti alla Donna o al Re?”. Se invece si sta parlando con uno dei molti indiani residenti in zona, la domanda è sempre “conosci Anand?”.

A tal proposito, mi è capitato un simpatico aneddoto sul luogo di lavoro. Siccome i miei colleghi erano piuttosto curiosi riguardo i miei superpoteri, un giorno ho portato una scacchiera e per un certo periodo hanno cercato di battermi in consultazione. Questo non influiva sul mio lavoro, in quanto me la potevo cavare velocemente giocando la prima mossa che mi veniva in mente e tornare subito alla mia scrivania, ma alcuni miei colleghi passavano letteralmente delle ore studiando la posizione alla scacchiera. Un giorno però la responsabile dell’ufficio ci ha vietato di giocare nell’orario di lavoro, spiegandoci che era previsto l’arrivo in sede di alcuni importanti dirigenti. Questi una volta arrivati hanno chiesto cosa ci facesse una scacchiera in ufficio e saputo della sfida in corso, con nostra sorpresa, si sono uniti agli altri colleghi e hanno passato parte della giornata di visita a discutere di strategie scacchistiche, anziché di strategie aziendali.

Al contrario, nei circoli il livello medio è solitamente più basso, il clima tende a essere meno competitivo e serio e nessuno sembra prendersela molto per una sconfitta. È inoltre molto più comune giocare competizioni a squadre che tornei individuali, i quali nella maggior parte dei casi prevedono 5 turni, di cui 3 al sabato e 2 alla domenica. Anche i tornei lampo e semilampo non sono molto frequenti, ma forse proprio per questo hanno un ottimo livello di partecipazione, nonostante i premi siano scarsi o inesistenti. Molto spesso i turni sono ancora fatti a mano, sebbene in maniera incredibilmente veloce e precisa.

A ulteriore riprova del fatto che gli inglesi sono un popolo di Bastian Contrari, il punteggio Elo viene utilizzato solo nei tornei più importanti, mentre il valore scacchistico locale viene espresso in “grade”, un punteggio basato sulla performance dell’anno precedente e aggiornato semestralmente, sebbene sempre con ampio ritardo. Attualmente Giri è in cima alla lista dei giocatori con il grade più alto con 296, appena un punto in più di Carlsen. Io sono un pochino più indietro (166).

Un’altra differenza che ho notato è l’età media molto più avanzata. Il concetto alla base di questo, è che a parere degli scacchisti locali ci dovrebbero essere circoli per bambini e ragazzi, completamente separati da quelli degli adulti. Questo in qualche misura può funzionare nelle grandi città (infatti a Londra la partecipazione giovanile è molto più elevata), ma sicuramente ha un impatto negativo nei piccoli centri dove gli apprendisti scacchisti non abbondano. Il circolo di Milton Keynes, ad esempio, nonostante non sia presente un club giovanile in zona, vieta l’iscrizione ai minori di 12 anni, e permette la frequenza dei ragazzi tra i 13 e i 16 anni solo se accompagnati da un adulto. A Bicester invece è stato recentemente permesso a un paio di ragazzini di frequentare il circolo, ma molti soci erano contrari, ritenendo che la vendita di birra nel bar interno non fosse compatibile con la loro presenza.

Il circolo di Bicester – che condivide il locale con bocce e tennis – ha meno di 20 soci attivi, i quali in effetti sembrano considerarlo come una succursale del pub, rendendo l’ambiente molto amichevole, sebbene non molto adatto a favorire la concentrazione. Il livello non è molto alto, infatti gli altri soci mi considerano la giocatrice più forte e mi fanno giocare nella prima scacchiera della prima squadra. Sono considerata così forte che in un’assemblea annuale, dopo essere stata premiata per la vittoria del torneo interno ad handicap, volevano anche premiarmi per il torneo lampo di Natale e ho faticato a convincerli che non avrei potuto vincerlo, in quanto quel giorno mi trovavo a Torino.

Sono stata piacevolmente sorpresa dal constatare che nonostante il basso numero di soci, Bicester è in grado di schierare due squadre da sei giocatori nell’Oxfordshire League, con partite che si svolgono da ottobre a maggio a cadenza quasi settimanale. Nella mia prima stagione ho partecipato con la prima squadra al campionato di seconda divisione che è risultato molto equilibrato e siamo riusciti a vincerlo all’ultimo turno. Purtroppo l’anno scorso in prima divisione ci siamo ritrovati pesantemente sfavoriti su tutte le scacchiere in tutti i match e siamo nuovamente retrocessi. Il mio andamento è stato simile a quello della squadra, infatti il primo anno dopo una sconfitta al primo turno, ho vinto o pattato tutte le restanti partite, ma il secondo anno sono riuscita a ottenere solo una vittoria e una patta.

Poco dopo aver iniziato a giocare per Bicester mi è stato chiesto di giocare anche per la squadra di Oxford, nella prima divisione del 4NCL (lega delle 4 nazioni), la principale competizione a squadre del Regno Unito. Questo torneo, che gli scorsi anni si è svolto nei pressi di Birmingham, prevede 11 turni in 5 week-end tra novembre e maggio ed è composto da 16 squadre che schierano 8 giocatori di cui almeno una donna. La squadra di Oxford non fa riferimento a un circolo, ma è formata da un misto di ottimi giocatori locali e studenti della prestigiosa Università, tra cui 5 FM, e con l’aggiunta del giovane IM australiano Justin Tan. In entrambi i tornei abbiamo ampiamente centrato l’obiettivo iniziale di non retrocedere e abbiamo chiuso a metà classifica. Anche i miei risultati sono stati piuttosto buoni e sono addirittura riuscita a togliermi la soddisfazione di pattare con il GM Glenn Flear (ndr, è la partita che si vede in secondo piano nella foto sopra a destra). In entrambe le stagioni il torneo è stato vinto dallo squadrone di Guilford, spesso in grado di schierare GM su tutte le scacchiere.

Saltuariamente gioco anche nella rappresentativa dell’Oxfordshire in match tra Contee su 20 scacchiere.

Recentemente mi sono trasferita a Milton Keynes, che si trova a circa 40Km a ovest di Bicester, e ho iniziato a frequentare anche il circolo locale. Questo si trova all’interno del campus Universitario e conta circa 30 soci e 4 squadre da 5 giocatori nelle 2 divisioni della Bedfordshire League. Sono rimasta inizialmente sorpresa nel constatare che le serate fossero più serie e silenziose che a Bicester, ma ho presto capito il motivo: l’ora della birra è solamente rimandata alle 22.30, quando ci si ricorda di essere in Inghiterra e ci si trasferisce tutti al pub.

In conclusione, pur essendoci molte differenze tra le usanze scacchistiche italiane e inglesi, anche qui per ora gli alfieri si muovono in diagonale, le torri vanno dritte e i cavalli saltano, ma dopo la Brexit chissà…

 

Alcuni link per approfondire:

 

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