Salvezza doveva essere e salvezza è stata. L’obiettivo della Sst nel Campionato italiano a squadre 2015 che si è giocato a Civitanova Marche dal 28 aprile al 3 maggio, era la permanenza nella Master ed è stato centrato.

Inutile, quindi, scuotere la testa di fronte a una classifica che vede l’ammiraglia del circolo relegata al quattordicesimo posto, appena un gradino al di sopra del baratro: anche perché la classifica non racconta la storia del torneo.

Nossignori. Vediamo un po’. 

Alla fine del sesto nonché penultimo turno la Torinese (come viene chiamata fuori Torino) veleggiava esattamente nel centro del gruppone, quasi in zona sicurezza, dopo un comodo 2-2 con Acqui Terme. Alla sera, però, è arrivata la doccia fredda con il peggiore degli accoppiamenti possibili: Napoli. Nel senso che la compagine partenopea era una delle più forti del lotto (la numero 4 del tabellone) ma si era macchiata di un torneo disastroso al punto da avere un punto in meno dei subalpini ed essere costretta a vincere per evitare una tragedia. Una sconfitta, alla Sst, poteva costare carissima. E subito, sotto la guida di capitan Mazzetta – che nel corso della settimana ha fatto da autista, team manager, addetto alla ristorazione e alla logistica, ambasciatore presso arbitri e capitani avversari, selezionatore e molto altro – sono cominciati i calcoli: se la squadra X batte la squadra Y, se Alfa e Omega pattano come è probabile, se i già retrocessi guelfi lasciano vincere i ghibellini eccetera; be’, la possibilità teorica di retrocedere c’era eccome.

Insomma: abituata a non farsi mai mancare niente, la Sst ha deciso di regalarsi anche un ultimo turno nel segno del pathos. Poi, al mattino, la faccenda si è risolta presto e bene. Già dopo meno di un paio d’ore la salvezza era cosa fatta: non la faremo troppo lunga e vi diremo soltanto che con le prime vittorie individuali del Dlf Firenze su Arzano non si correva più alcun rischio. Mettendo in campo i suoi gioielli (il GM Iordachescu, Collutiis e i fratelli Stromboli) Napoli rispettava il pronostico e si imponeva 3.5-0.5 (ottima la patta di Yao) in un clima ormai rasserenato. Nel frattempo, la sequela di 2-2 delle altre squadre relegava i torinesi al quattordicesimo posto in solitaria. Tutto qui.

Che poi, per dirla proprio tutta, la faccenda del “bye” (eravamo in 17 squadre causa la rinuncia di Latina) – la squadra che riposa incamera la bellezza di quattro punti individuali – ha sfasato non poco i saliscendi delle formazioni: fra parentesi, la Sst non ne ha beneficiato.

Comunque. Nel Campionato italiano la gente che può non bada a spese: e così a Civitanova si sono visti quasi tutti i migliori giocatori del Bel Paese mescolati a dei top (e costosissimi) supergm come Nakamura, Vachier-Lagrave, Bacrot; certi “atleti”, in ossequio agli sponsor, dovevano indossare giacche e felpe coperte di stemmi e diciture che a momenti sembravano piloti di formula uno; e certe squadre avevano persino una loro bella, variopinta e infiocchettata divisa ufficiale. In mezzo a tanta munificenza la Sst ha fatto quello che ha potuto: i tempi sono quelli che sono e peccare di prodigalità non è opportuno. Ai nastri di partenza si è presentata senza GM da 2600 ma con due giovani di tutto rispetto, i toscani Marco Codenotti e Simone De Filomeno, che hanno trainato gli indigeni Stefano Yao, Mauro Barletta e Francesco Sorcinelli. La compagine – che sempre per non farsi mancare nulla ha dovuto affrontare la numero 2, la numero 3 e la numero 4 del tabellone – ha vinto quando doveva assolutamente vincere e qua e là ha pure realizzato alcuni colpi a sorpresa. Forse, ragionando con il senno del poi, si è rassegnata ad almeno un 2-2 di troppo (senza quel pareggio poteva persino puntare verso l’alta classifica), ma non fa niente. Codenotti e De Filomeno hanno confermato la loro caratura, Sorcinelli ha svolto egregiamente il suo lavoro vincendo almeno una partita fondamentale, Yao si è messo in evidenza su un palcoscenico importante. Su Barletta soprassediamo che è meglio.

La Sst, dunque, ci sarà anche nel 2016.

Non è uno sforzo da poco: la faccenda richiede tempo, energie, risorse economiche. Ma esserci è giusto ed è pure doveroso. L’edizione 2015 ha dimostrato che al circolo non servono investimenti milionari per un campionato decoroso. Un rinforzino non guasta (non guasterebbe in ogni caso) ma il vivaio, probabilmente, offre già dei giocatori tecnicamente maturi per il grande salto, e battersi sul mercato per acchiappare questo e quel 2700 non è necessario. A meno che non si voglia vincere lo scudetto o prendere parte alla Champions League.

Ma questa è un’altra storia.

 

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