Più che un punto medio, il quarto turno del CTO 2019 è stato il vero e proprio punto centrale della manifestazione, perché, dopo la sua conclusione, si sono aperte due strade che, sotto certi punti di vista, possono ricordare quel famoso ossimoro politico di Aldo Moro, le convergenze parallele (anche se forse, per il CTO, è più preciso parlare di parallele convergenti)

Il torneo si è infatti bipartito, ma le sue due parti, chiamate la Coppa e lo Svizzero, piano piano convergeranno sino a produrre una sola classifica finale.


Parliamo prima dello Svizzero perché, dal punto di vista pratico, per i venti giocatori che ne faranno inizialmente parte, non è che siano poi cambiate troppo le cose: stavano giocando un torneo a sistema svizzero prima, e continueranno a giocarlo adesso, anche se questo non sarà proprio un torneo classico: intanto perché colui che lo primeggerà (e possiamo ben usare il maschile perché in questo CTO 2019 la partecipazione femminile è stata completamente azzerata) otterrà al più il terzo posto finale, ma soprattutto perché, in questo momento, il futuro capintesta magari non sta nemmeno partecipando a quella parte di torneo! 

Infatti, come ormai dovrebbe essere noto, la Coppa si disputa ad eliminazione diretta. Tuttavia, i giocatori eliminati in essa, nel pieno rispetto della tradizione dei tornei di scacchi, non ritornano a casa, ma rientrano nello Svizzero coi punti ottenuti nei primi quattro turni, mezzo punto di bonus (assegnato a tutti i partecipanti alla Coppa) e tutti i punti ottenuti durante il percorso di Coppa (che ovviamente possono anche essere zero, se uno viene sconfitto nella prima partita). Che costoro possano essere i nuovi primattori non è per nulla da escludere.


Ma ora, come anche dice il titolo dell’articolo, è tempo di parlare della Coppa (che, forse è bene chiarire, non è un effettivo oggetto fisico, ma semplicemente un nome) o, meglio, del quarto turno del CTO, che, ultimo della prima fase, aveva il compito di scegliere i sedici ammessi alla Coppa.

Per amor di precisione, erano dodici i giocatori ancora da scegliere perché, coi punti ottenuti nei primi tre turni o col mezzo punto di bye del quarto turno, quattro di loro, Sauro Solustri, Massimo De Barberis, Francesco Sorcinelli e l’ottimo 2N Davide Chiabrando, avevano superato i due punti e mezzo, ed erano quindi già matematicamente qualificati.

Invece non era per nulla certa la qualificazione a due punti e mezzo, e l’andamento del quarto turno finiva appunto per confermare la cosa.


Dei possibili qualificandi, per varie ragioni, tre erano alla finestra: Mauro Giacometto e Luigi Di Muro con due punti e mezzo (incluso il mezzo punto di bye del quarto turno), Stefano Maraviglia (in lotta per il primo tra i 3N, e che aveva dovuto dare forfeit) con un punto pieno di vantaggio sul suo unico inseguitore, Fabio Barattelli. Quest’ultimo doveva vincere la sua partita e poi sperare nei risultati favorevoli dei giocatori da lui incontrati nei turni precedenti. La prima parte del piano operativo riusciva, la seconda no, ed era quindi Maraviglia ad ottenere il posto di Coppa riservato ai 3N.

Sulla scacchiera 11, si svolgeva un altro incontro con obiettivo un posto riservato, quello per gli inclassificati. Protagonisti due giocatori, Riccardo Garella e Spartacus Munoz Cardenas, che non solo non erano leader nella loro personalissima corsa (infatti il primo degli inclassificati era Alexandro Greco, con mezzo punto in più di loro), ma nemmeno era stati abbinati tra loro! Succedeva però una cosa curiosa: entrambi i loro avversari designati annunciavano forfeit nella giornata di lunedì, e poiché, in casi del genere, il regolamento ammette la possibilità di abbinare tra loro i giocatori rimasti privi di avversario (devono essere d’accordo entrambi i giocatori e la direzione arbitrale), la cosa andava in porto, e la sfida diretta (un po’ come quelle che si verificheranno dal prossimo turno) avere luogo. Certo, Greco era il terzo incomodo, ma era alle prese con un incontro difficilissimo. Il suo avversario era Luca Fassio, il quale, benché non avesse fino a quel momento disputato un CTO degno di essere tramandato ai posteri, era (ed è!) pur sempre il N. 3 del tabellone, l’unico dei big a rischiare l’eliminazione nella prima fase.

Le cose finivano per andare secondo pronostico: Fassio vinceva e, dato l’alto Buchholz, si guadagnava la qualificazione. Greco, sconfitto, doveva sperare in un pareggio tra Garella e Munoz (e altri risultati favorevoli), ma Garella vinceva la sfida diventata diretta, e si qualificava così per la Coppa.


Considerando che i posti riservati a prima e seconda nazionale sarebbero inevitabilmente stati tra i primi dodici, ne risultava che bisognava arrivare tra i primi quattordici per qualificarsi per la Coppa. Ronaldo Bertagia, Massimo Settis e Mauro Di Chiara risolvevano drasticamente ogni loro problema vincendo le proprie partite contro (rispettivamente) Giuseppe Mantovan, Lodewyk Coqueraut e Mario Chiusano. Invece, Renato Mazzetta e Mario Berutti, Paolo Bussa e Alberto Rotondaro, pattando le loro partite, dovevano affidarsi al Buchholz (che li avrebbe poi premiati tutti e quattro).

Se qualcuno ha seguito con una mostruosa attenzione queste cronache sommarie, avrà anche contato quattordici giocatori con più di due punti. Tutti qualificati? No, perché verso la fine della serata si aggiungeva al gruppo anche Marco Ratti che, vincendo la sua partita con Alberto Ranieri, non solo arrivava a due punti e mezzo, ma aveva un Buchholz talmente buono da ottenere anche il primato tra i 1N.

Era il verdetto definitivo. Quindici giocatori avevano superato quota due, ma la qualificazione era solo per quattordici di loro. Guardando i nomi in grassetto, non è difficile individuare l’escluso…


La Coppa prosegue ora a eliminazione diretta (con spareggio stile Armageddon, se la partita sulla scacchiera finisce in parità), e il vincitore della Coppa sarà anche il vincitore del torneo.

Però diciamo le cose fino in fondo: poichè tutti i partecipanti alla Coppa sono Aventi Diritto (nel senso che sono residenti a Torino o tesserati per un circolo torinese), il vincere la Coppa può anche essere prestigioso (questo lo si valuterà tra qualche anno, se questa formula verrà mantenuta), ma è altrettanto importante arrivare in finale, perchè il vero grand prize della manifestazione è vincere il titolo di Campione Torinese Open, perché è quello che dà diritto di partecipare al Campionato Torinese Assoluto. Tale titolo verrà assegnato nella finale cittadina di giovedì 7 marzo (non valida per le variazioni Elo) tra gli stessi due giocatori che si saranno incontrati appena tre giorni prima in una finale di Coppa che rischia così di essere un po’ svalutata.

Un segnale che qualcosa in questa nuova formula è probabilmente da rivedere.


Per concludere, citiamo ancora i nomi di coloro che, risultando i primi della loro categoria, non solo si sono qualificati per la Coppa, ma hanno ottenuto il diritto a partecipare alla finale cittadina della rispettiva categoria che, come quella assoluta, si svolgerà nella giornata di giovedì 7 marzo: Marco Ratti (1N), Davide Chiabrando (2N), Stefano Maraviglia (3N) e Riccardo Garella (NC). I loro avversari di quel giorno si qualificheranno attraverso lo Svizzero.

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