Sandro Veronesi è oggi probabilmente noto ai più per il libro “Caos calmo” e per il film che ne è stato tratto, ma già alcuni dei suoi romanzi precedenti avevano avuto un notevole successo sia di critica che di pubblico.

Per esempio, “La forza del passato”, uscito nel 2000, ha vinto il Premio Campiello ed il Premio Viareggio ed è stato tradotto in 15 lingue: è la storia di un tranquillo quarantenne la cui vita viene sconvolta da una serie di rivelazioni. Prima la sua famiglia appare in pericolo, ma ben presto appare chiaro che ad essere in pericolo è solo il suo equilibrio. Gianni Orzan, così si chiama il protagonista di questa storia, è stato in passato un promettente scacchista, ma ha abbandonato il gioco perché non riusciva a sopportare le sconfitte, ma dalle molte citazioni scacchistiche che fa, si capisce che comunque gli scacchi sono stati, e continuano ad essere, con le loro metafore strategiche, molto importanti per lui.

Così, ad esempio, a pagina 74: “Certo che è veramente difficile avere a che fare con quest’uomo. Tutte le volte che la spara grossa, e uno si sente autorizzato a fare un commento, ne ha sempre una ancora più grossa da sparare subito dopo. È come certi avversari che incontravo ai tornei di scacchi – iugoslavi, soprattutto – che combinavano sempre due attacchi insieme, pelosamente, uno nascosto nell’altro. Io lo sapevo, me lo aspettavo, ma finivo per perderci lo stesso.”
Oppure a pagina 123: “Anche lui, del resto, è rimasto deluso dalla mia pochezza, quasi sconcertato: continua a fissarmi in silenzio, ed è come se sospettasse qualche trappola. Ricordo questa stessa espressione negli occhi di certi avversari – nel periodo in cui ero candidato maestro e tutti si aspettavano grandi cose da me -, al culmine di partite giocate malissimo, sciatte e rinunciatarie, quando finalmente mi decidevo a tentare una combinazione: li illudevo di potterli mettere in difficoltà, e invece due mosse dopo mi ritiravo. Erano quasi più delusi loro di me…”. O ancora a pagina 238 “È la tattica di Bogliasco, degli slavi che mi battevano sempre: iniziativa, digressione, poi due attacchi micidiali – mai uno solo, due – uno di seguito all’altro.”
E poi c’è la storia di Victor Balanda e della sua variante, ma queste sono pagine così clamorose che meritano uno spazio tutto per loro! Ne riparleremo.

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